martedì 19 aprile 2016

Promemoria: Roma, 21 e 22 aprile - teatro e musica su Pessoa

Teatro Porta Portese

Via Portuense 102
​, ROMA​
(entrata adiacente al garage
​,​
a sinistra della BPM)

TRE repliche:
1- Giovedì 21 aprile ore 17,00
2- Giovedì 21 aprile ore 21,00
3- Venerdì 22 aprile ore 21,00

Biglietto: €12,00 (compresa tessera annuale del Teatro Portaportese)
SCONTO Ass. Cult. Fabrica: €10,00 (compresa tessera annuale del Teatro Portaportese) Informazioni e prenotazioni:
Tel. 06 5812395
teatroportaportese@gmail.com


PRESENZE

Testo e Regia ORIETTA BORGIA

Il Poeta MARISOL GABBRIELLI
L’Oste ENZO MAZZACANE

Il Canto ISABELLA MANGANI
La Musica STEFANO DONEGÀ

Scene - Federico Marangoni
Costumi - Pronti Motore Azione
Luci - Francesca Foglietta
Grafica - Vania Gambino

C’è a Lisbona un certo numero di osterie dove sopra un dignitoso spaccio per la mescita dei vini si erge un mezzanino dall’aspetto rustico e casalingo. Esclusa la domenica, gli avventori sono rari ed è frequente incontrarvi tipi strani.
In questi mezzanini, nelle squallide camere d’affitto e negli ancor più squallidi uffici contabili Fernando Pessoa inventa la sua vita. O meglio, le sue vite: “Mi sono moltiplicato per sentirmi. Per sentirmi ho avuto bisogno di sentire tutto…”
Molteplici personaggi - eteronimi, come egli stesso li definisce, ai quali non mancano date di nascita, titoli di studio, impieghi e persino una calligrafia - convivono con e nel poeta portoghese trasformando la sua solitudine quotidiana in un “baule pieno di gente” (Montale).
Pessoa, però, non è solo il fantastico creatore degli eteronimi, o il magnifico giocoliere delle parole. Pessoa è soprattutto il grande cantore dell’angoscia e del malessere esistenziale. Colui che non teme di “rimestare nello sterco esistenziale” per portare alla luce versi e parole di dolorosa e lucida bellezza.
Molti diranno che non sono cose teatrali, queste. Come si possono rappresentare?
E perché mai rappresentarle? Ma poi Pessoa scrive:

“Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
Che giunge a finger dolore
Per il dolore che invero sente.”

E allora tutto diventa chiaro, semplice, ovvio e l’eterno duello tra rappresentazione e realtà, tra forma e contenuto, tra parola e pensiero si fa immagine, suono, luce. Si fa Teatro, perché, in fondo, la rappresentazione è la grafia più leggibile e risplendente della finzione. O della realtà?

(Orietta Borgia)

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