mercoledì 14 marzo 2018

21 marzo - GIOVANNI COGLIANDRO all'IPSAR






           Secolarizzazione e autenticità dell’esperienza religiosa

Nel XVII secolo l'aggettivo "mistico" che qualificava sin dal XIII secolo un tipo di teologia o di discorso, diventa un sostantivo: nasce quindi un genere di narrazione, la letteratura mistica, la descrizione di una via sperimentale per accedere a Dio, fatta di visioni, di metafore inusitate oppure apofatica, come già mostrato da Dionigi Areopagita (riguardo al quale si spiegherà perché ci sembra opportuno spiegare in maniera innovativa il tradizionale prefisso pseudo-). La scrittura di De Certeau descrive il percorso del lemma “mistico” e mostra una continua tensione nel rendere intellegibili quelle realtà che riguardano l'indicibile dell'esperienza. Il risultato è quello di mostrare un pensiero che, pur tenendo viva una forma dialettica intende superarla con una forma di conciliazione che egli indicherebbe come ossimorica, figura retorica tipica del linguaggio mistico come è ben dimostrato nel suo Fabula mistica. Tale forma retorica è la negazione del razionalismo della mediazione che troverà il suo compimento nella filosofia borghese e nel suo compimento sistematico ottocentesco.
Tenteremo di mostrare come nel contesto attuale di deprivatizzazione dell’esperienza religiosa ben descritto da Taylor, Habermas e altri pensatori sia possibile descrivere l’esperienza religiosa e l’esperienza mistica a partire da alcuni effetti connessi, disposizioni del carattere come l’umiltà, la compassione e la misericordia che appaiono connesse tra di loro, sviluppando un discorso che accomuna Tommaso d’Aquino a diversi autori mistici e interpreti della mistica del XX secolo tra loro molto diversi come M.-M. Davy, C. Fabro, R. Garrigou-Lagrange, A. Royo Marin, F. Lethel, contribuendo a diversi livelli, umano e soprannaturale, alla piena realizzazione del soggetto stesso anche se in maniera solo apparentemente paradossale comportano un abbassamento di sé fino a forme estreme come nei santi. Un ulteriore, risalente problema è come le virtù infuse siano responsabili di un merito concreto o conseguenza e perfezionamento di un qualche merito. 
Si inserisce qui anche in maniera potente la recente questione dell’esemplarismo che ben ha riproposto Linda Zagzebski nel suo ultimo libro, classificando santi saggi ed eroi come i tre tipi di esemplari più rilevanti per una morale basata sulla mimesis di esistenze eccelse.

Nessun commento: